Il mio nome è Savina. Mia mamma che è di Roma, ha fatto un voto e mi ha chiamata così. Il mio cognome, Tamborini, viene da mio padre, nato a Galliate Lombardo, in provincia di Varese. Sono nata a Varese, ho vissuto a Milano dove mi sono laureata in lingua e letteratura russa moderna. Milano era troppo glamour e trendy per i miei gusti quindi, dopo la laurea, mi sono trasferita a Roma. Ho vissuto nella capitale per dieci anni, prima di trasferirmi un’altra volta, a Stoccolma, dove vivo da dodici anni, ho due figlie, insegno svedese e scrivo narrativa.
Perché scrivo?
Scrivo per raccontare storie ed essere letta. Perché non posso far altro che scrivere, ne sono dipendente. Amo scrivere, riscrivere, editare con Giuseppe Pandolfo e con gli/le editor delle riviste con cui sto avendo il piacere di collaborare.
Da bambina, i libri mi facevano schifo. A casa non avevo modelli. A scuola ero annoiata e disinteressata. Ma da adolescente, al liceo scientifico Galileo Ferraris di Varese, per la prima volta presi nove e mezzo in un tema. Era un tema sull’attesa e ricordo ancora la felicità nella pancia, lo stupore negli occhi e il cuore che impazza.
I libri e le mie parole
La lettura è entrata nella mia vita tardi, a sedici anni. Da allora leggo sempre. La mia camera era un casino, libri ovunque e io sdraiata sulla moquette persa a leggere. Mi sentivo una sfigata, nel posto sbagliato; non avevo nessuna e nessuno su cui contare. Nei libri e grazie ai libri ho iniziato a vedermi, a collocarmi, a credere in me stessa o almeno ci avrei provato. I libri mi hanno letteralmente salvato la vita. E per questo sarò sempre loro grata. Ho iniziato a scrivere tardi, a ventiquattro anni. Con il mio primo computer, che era un portatile spesso come due mensole di marmo, ho scritto la mia tesi su Jurij Gagarin, ve lo ricordate? Aprile 1961, il primo uomo tornato vivo dallo spazio. Ecco, quando ho scritto la tesi, ho sentito che scrivere era quello che volevo fare. Una volta trasferita a Roma, ho iniziato a scrivere racconti, diventati poi una raccolta dal titolo I gatti non mangiano il pesce e scrivevo per bambinƏ. Per mantenermi lavoravo in teatro, cioè facevo la fame. In quel periodo quindi scrivevo e creavo anche workshop con le mie storie, più volte finanziate dalle Biblioteche di Roma. Queste storie sono poi diventate fiabe, andate in onda su Radio Città Aperta e infine un CD, presentato alla fiera Più libri, più liberi nel 2007. Durante una vacanza in Grecia, l´estate del 2007 ho incontrato la mia attuale ex moglie, svedese. Dopo un anno mi sono trasferita a Stoccolma. Ho trovato lavoro, preso una laurea magistrale e imparato la mia quarta lingua. Volevamo una famiglia, ci siamo sposate e abbiamo fatto due figlie, Elsa la grande e Ida la piccola. Dopo un silenzio di circa dieci anni, poco prima del divorzio, ho finalmente ripreso in mano la penna, anzi il mio primo Mac, perché non so scrivere a mano e la mia calligrafia è orribile. Ho scritto in svedese una performance teatrale, ONT (FA MALE), sto scrivendo racconti e il mio primo romanzo dal titolo Hai gli occhi come il cielo.
Tra i miei pregi
Sono generosa, amo molto e sono disciplinata.
Tra i miei difetti
Non riesco a finire Cent’anni di solitudinee non riesco a iniziare la Recherche. Non ho pazienza ma ci provo ad averla.
Sogno nel cassetto
Scrivere è tempo, tempo di scrivere, riscrivere, editare e, se sei una donna, ci dovrebbero dare almeno due vite.
Pubblicazioni È nata una stella è stata pubblicata da Rivista Blam! Penelope alla fine s´è rotta è stata pubblicata da Morel voci dall’isola. Canto XXV dell´Odissea è uscito suBiró. Morgana su Lunario.
Coming soon Il vuoto del mare verrà pubblicato da Crack e L´intervista da Rosebud scrittura collettiva. Una rubrica con vignette in collaborazione con @giannino_dari.